La sughera (Quercus suber) è un albero sempreverde alto non più di 15-20 m con chioma globosa, spesso irregolare, di colore verde cupo. Ha tronco sinuoso, diviso e biforcato in rami tortuosi e contorti, con una spessa corteccia biancastra profondamente screpolata, rossastra all'interno. Le Foglie sono ovate, di colore verde scuro lucido sulla pagina superiore, grigio tomentose su quella inferiore a margine spesso revoluto, liscio o dentato e pungente, specialmente nelle parti basse della pianta. Come tutte le querce ha infiorescenze maschili raccolte in ciuffi, giallastre, pendule, mentre quelle femminili sono all'ascella delle foglie. Fiorisce in aprile-maggio. I frutti sono ghiande (2-3 cm) con punta breve e cupola conica, avvolgente, caratterizzata da squame grigio tomentose. In origine la sughera formava, insieme al leccio, boschi misti. L'uomo, però, nel corso dei secoli, ha favorito lo sviluppo di boschi di boschi dominati da questa specie per raccoglierne la corteccia; per questo non si trovano estese formazioni boschive, ma solo boschetti isolati distribuiti essenzialmente nella parte centrale fra Portoferraio e Porto Azzurro e nella zona attorno a Capoliveri. La sughereta non offre spesso una copertura densa e costante per cui nel sottobosco sono presenti specie tolleranti all'ombra, arbustive ed erbacee. La sughera presenta esigenze ecologiche di maggiore umidità rispetto al leccio, all'isola d'elba sembra mal tollerare i substrati rocciosi e i terreni in pendenza. Un tempo la corteccia veniva asportata periodicamente ogni 9-10 anni lasciando a nudo il tronco dal caratteristico colore rugginoso. Il sughero era impiegato dai pescatori per i galleggianti delle reti e dagli agricoltori per farne tappi per i contenitori vinari.