La tartaruga comune (Caretta caretta) è una specie ampiamente distribuita in tutto il Mediterraneo, dove effettua migrazioni e spostamenti regolari. Può spingersi a grandissima distanza dalle coste e ad una notevole profondità, anche più di 100 m, ma solitamente si aggira presso le coste rocciose, le lagune, le grandi insenatura e le foci dei fiumi. Nell'Arcipelago Toscano è possibile osservarla occasionalmente. E’ la più piccola tra le tartarughe del Mediterraneo, può raggiungere i 110 cm di lunghezza, con un peso che va dai 100 ai 180 kg e si stima che possa vivere tra i 13 e i 30 anni. Il carapace marrone-rossiccio nei giovani presenta una carenatura dorsale dentellata, mentre il piastrone è di colore giallastro. La testa è ricoperta di squame e due paia di squame prefrontali sono presenti anche tra gli occhi. Una caratteristica distintiva tra il maschio e la femmina è nella coda, decisamente più lunga nel maschio. In base ai dati a disposizione, sembra che nel Mediterraneo la tartaruga comune, Caretta caretta, possa nidificare quando raggiunge circa 60 cm di lunghezza, taglia che si assume possa essere raggiunta oltre i 10 anni. La deposizione solitamente avviene di notte e rilascia dalle 40 alle 190 uova bianche, sferiche, con una consistenza simile al cuoio. La dimensione delle uova dipende da quella della madre, ma mediamente il diametro si aggira sui 4 cm per un peso medio di circa 35 g. Il periodo della deposizione in Mediterraneo va dalla tarda primavera agli inizi di autunno e, probabilmente, consta di un numero variabile tra 1 e 3 deposizioni per ogni stagione. Nel Mediterraneo i siti di deposizione si trovano prevalentemente a est e comprendono le coste della Grecia, Turchia, Cipro e Libia. La dieta comprende sia organismi bentonici che animali planctonici come alcune meduse (la caravella portoghese, Physalia physalia, temibile e spesso mortale per l'uomo) e alcuni organismi dalla consistenza gelatinosa che formano colonie lunghe parecchi metri come le salpe. Si ciba inoltre di pesci come i cavallucci marini e pesci ago che frequentano le praterie di Posidonia. A volte, in acque poco profonde, ricerca aragoste, granchi e gamberetti e numerose specie di molluschi che frequentano rocce e coralli. Purtroppo, possono ingerire qualsiasi materiale rilasciato dall’uomo nella colonna d’acqua durante immersioni e spedizioni, alcuni dei quali possono essere molto tossici. Infatti queste tartarughe spesso ingeriscono oggetti di plastica, palle di catrame, petrolio ed olio. Palle di catrame e sacchetti di plastica che risultano molto simili alle loro prede preferite, ovvero meduse e organismi di consistenza gelatinosa, sono molto pericolosi considerando che il loro canale digerente è condiviso con l’apparato respiratorio e di conseguenza possono morire per soffocamento. Inoltre questi oggetti contengono sostanze tossiche come i policlorobifenili (PCB) che sono gli idrocarburi clorurati più tossici. Dall'analisi dei dati dei ritrovamenti di carcasse di tartarughe o di individui in difficoltà raccolti nell'Arcipelago Toscano e sulla costa toscana raccolti dal 1990 emerge purtroppo in media un aumento ogni anno di circa 2 individui fino a 50 ritrovamenti annui. All'Isola d'Elba si sono verificati 2 eccezionali nidificazioni: nel 2017 a Marina di Campo ed il 2018 in Loc. Straccoligno con la nascita rispettivamente di 98 e 67 piccoli. In particolare la nidificazione del 2017 è stata la prima registrata in Toscana e una delle più settentrionali avvenute nel Mediterraneo. Particolare il luogo scelto dalla tartaruga, in mezzo ad una spiaggia attrezzata, e la possibilità di monitorare tutte le fasi, dalla deposizione, all'osservazione dell'uscita dei piccoli fino allo studio del nido a seguito della schiusa. A seguito di quell'evento che ha avuto un notevole risalto mediatico, Legambiente Arcipelago Toscano ha organizzato gli anni successivi attività di monitoraggio delle spiagge per scoprire e proteggere eventuali altri nidi e di sensibilizzazione sull'importanza di questi affascinanti rettili marini.