Giannutri, un'isola senza ratti
Giannutri è la più grande isola mediterranea dove sono stati eradicati con successo i ratti. Questo importante risultato è stato conseguito dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano nell'ambito del Progetto Life/Natura "Isole di Toscana: nuove azioni per uccelli marini e habitat" finanziato dalla Commissione Europea, con il contributo della Regione Toscana. I ratti, introdotti involontariamente dall'uomo nelle isole di tutto il mondo, provocano gravissimi danni alle specie indigene: nelle isole del Mediterraneo si nutrono di uova e pulcini di alcune specie di uccelli marini, ma non dei comunissimi gabbiani, provocandone addirittura l'estinzione locale. A Giannutri i ratti erano divenuti molto numerosi (la stima della popolazione nel 2005 era di circa 10.000 - 15.000 individui), favoriti forse dal continuo aumento dei gabbiani, nelle cui colonie questi roditori trovano cibo in abbondanza. Il ratto aveva recentemente provocato l'estinzione locale della Berta minore, ancora piuttosto comune sino ai primi anni '90, e una notevole riduzione numerica della Berta maggiore, prima diffusa sulla costa di gran parte dell'isola e ora presente quasi esclusivamente nelle ripide coste meridionali, dove forse i ratti, così come i ricercatori, non riescono a raggiungere tutti i nidi. In un isolotto prossimo a Pianosa, dove nidifica la Berta maggiore ed erano arrivati i ratti da alcuni anni, per due anni consecutivi, in tutti i nidi controllati, i pulcini venivano predati entro 15 giorni dalla schiusa. I ratti sono stati eradicati da questo scoglio denominato "La Scola" nel 2001, e da allora l'80-90% dei pulcini riesce a involarsi.
Anche a Giannutri, tranne forse che nelle scogliere inaccessibili, il tasso di predazione era con ogni probabilità elevatissimo. Grazie ai finanziamenti europei, il lavoro sul campo per eliminare i ratti è iniziato nel gennaio 2006: sono stati installati oltre 1.000 erogatori (inaccessibili ad animali più grandi di un ratto) riforniti mensilmente di esche rodenticide; gli ultimi casi certi di consumo di esche si sono avuti a maggio 2006. Nei mesi successivi sono stati rilevati singoli indizi di possibile presenza di qualche ratto sopravvissuto in una singola zona, una piccola pineta nell'interno dell'isola. Qui sono state effettuate altre somministrazioni di esche, con erogatori ed esche di diverso tipo, in modo da attrarre anche gli eventuali individui che potevano non gradire quelle utilizzate in precedenza.
Da febbraio 2007 non sono state più osservate tracce di presenza, nonostante che siano stati lasciati in tutti i settori dell'isola erogatori con esche di vario tipo. Anche ricerche di altre segni lasciati dai roditori, come impronte, escrementi e resti di cibo rosicchiato, hanno sempre dato esito negativo. Superati quindi i due anni di assenza di tracce, periodo indicato come necessario per dichiarare l'avvenuta eradicazione, si può finalmente considerare conclusa questa operazione. Sebbene in altre parti del mondo - soprattutto in Nuova Zelanda e Australia ma più recentemente anche in Nord America - gli interventi di questo tipo siano ormai di prassi per la conservazione dei delicati ecosistemi insulari, e riguardino isole anche di grande estensione, dalle nostre parti si tratta di un'operazione pionieristica. In Italia, infatti, prima che a Giannutri i ratti erano stati eradicati solo in alcuni isolotti di pochi ettari, mentre nel Mediterraneo l'unica isola relativamente estesa dove fosse stata condotta un'analoga operazione era Lavezzi, in Corsica, di circa 70 ettari. Giannutri, con i suoi 240 ettari di superficie, si colloca quindi nettamente al primo posto nel nostro mare. Il bilancio ambientale complessivo appare estremamente positivo. Oltre ai benefici arrecati alle specie protette, la scomparsa dei ratti è importante anche da un punto di vista sanitario, grazie all'eliminazione dei rischi legati alla possibilità di trasmissione di malattie alla popolazione residente. L'operazione non ha comportato alcun problema a carico dei conigli selvatici, ancora oggi assai numerosi, e dei pochi animali domestici.
Per quanto riguarda la Berta maggiore, l'inaccessibilità dei nidi non permette di studiarne agevolmente il successo riproduttivo, ma sicuramente questo è oggi ben più alto che in passato, grazie all'eliminazione dei predatori. Ci si attende quindi un futuro incremento della popolazione di questa specie, e si spera anche in un prossimo ritorno della Berta minore. Le berte sono uccelli forse ignoti ai più, ma sono alla base di credenze e miti ben radicati nella cultura mediterranea di un tempo (da quello delle sirene a quello delle ‘diomedee' delle isole Tremiti). Esse rappresentano per il Mediterraneo quello che gli enormi albatros sono per le maggiori distese oceaniche, predatori pelagici senza alcun legame con la terraferma per tutto l'anno, nidificazione a parte. A Giannutri, la più grande isola del Mediterraneo senza ratti, ricchissima di cavità ideali alla nidificazione, potrebbero potenzialmente insediarsi alcune migliaia di coppie di entrambe le specie di berte, a fronte delle 100 - 200 coppie stimate attualmente. Il futuro delle berte nell'Arcipelago Toscano, quindi, sembra oggi ben più roseo che in passato.