Area Archeologica deolla Sughera
La Piana della Sughera è un ampio pianoro che si estende per più di 200 m secondo un asse orientato Est-Ovest, ad una quota di circa 350 m tra Seccheto e Fetovaia.
Si tratta di un sito protostorico d’importanza straordinaria per un’isola come l’Elba.
L'ipotesi più verosimile è che la Necropoli della Piana alla Sughera sia un complesso funerario sorto tra il II e il I millennio avanti Cristo.
Coltivato da sempre a "grano marzolino" – è ancora visibile un grosso "erpice" di ferro – questo sito conserva alcune tra le più interessanti testimonianze archeologiche elbane.
Prime fra tutte, la grande sepoltura grossolonamente circolare (in origine forse coperta da un tumulo di terra) di cui oggi resta il basamento in pietra e il vano centrale per il defunto.
Nei pressi, altre sepolture segnalate da menhir (o "bètil) in granodiorite di varie dimensioni, collocati probabilmente in corrispondenza della testa del defunto.
E ancora, nei paraggi, un incredibile numero di pietre infisse nel terreno ( le cosiddette "pietre fitte" riscontrabili anche in Corsica e nelle Baleari) che disegnanano circoli simbolici o, più probabilmente, funerari.
Si ricorda anche l'esistenza di una piccola sorgente, chiamata tradizionalmente Fonte alla Colonna, ma quella colonna non è altro che uno dei tanti menhir della necropoli.
La necropoli è disseminata di piccoli sepolcri a cassetta, riferibile alla cosiddetta cultura Villanoviana (900 avanti Cristo).
Questa tecnica di sepoltura prevedeva la cremanzione del defunto. Le sue ceneri venivano poi collocate all'interno di un'urna in argilla munita di una ciotola/coperchio, la cosiddetta urna cineraria biconica. Intorno al recipiente veniva eretta una piccola struttura (cassetta) a base rettangolare, formata e coperta da lastre di granodiorite.
Il sito rappresenta uno dei più suggestivi e antichi luoghi di culto elbani, espressione d'ancestrale spiritualità delle popolazioni che abitarono l'isola durante l'Età dei Metalli.
Importantissima testimonianza del megalismo elbano, è infatti riconducibile, per analogia con Corsica e Sardegna, all'Età del Rame o ai primi secoli dell'Età del Bronzo (II/III millennio avanti Cristo). (Silvestre Ferruzzi, Lo Scoglio n. 112, 2018)
E’ possibile osservare facilmente alcuni dei manufatti in due siti ubicati nei pressi del bivio tra il sentiero n. 135 e il sentiero n. 137.
Nel primo sito vi sono tre strutture di tipo megalitico: un menhir spezzato in due parti, la cui altezza originale sfiorava i 3 m, vicino ai resti di una sepoltura; un monolito più piccolo del quale resta solo la base alta 1 m; una tomba, rimaneggiata in periodi successivi, mediante la deposizione di cumuli di pietre sul perimetro e quindi di dubbia autenticità.
L’altro sito è costituito da due sepolture realizzate ciascuna con due grandi lastre di granito che giacciono verticali sul lato lungo formando un vano largo 0,50 m alla somiità e 0,80 m alla base. L’architettura di queste due sepolture corrisponde, più delle precedenti, a quella delle costruzioni megalitiche.